Il Miracolo degli Amici
Sabato 16 marzo abbiamo raccontato a Papa Francesco il nostro lavoro di cooperatori
È stato per la cooperazione sociale cremonese un momento di immensa Grazia!
Sabato 16 marzo, durante l’Udienza di Papa Francesco ai Cooperatori di Confcooperative in occasione del centesimo compleanno dell’associazione, Giusi Biaggi ha avuto il grande privilegio di condividere il racconto di Civico81, uno dei luoghi in cui quotidianamente svolgiamo il nostro lavoro.
In questa news settimanale lasciamo spazio alle parole che il Santo Padre ci ha rivolto ed, in particolare, al commento ad un brano del Vangelo di S. Marco che ben descrive il senso della scelta cooperativa, in cui ci riconosciamo.
«Gesù entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i peccati”» (2,1-5). E poi lo guarì.
Quando pensiamo a questa pagina del Vangelo siamo subito attirati dal grande miracolo del perdono e successivamente della guarigione fisica di quest’uomo; ma forse ci sfugge un altro miracolo: quello dei suoi amici. Quei quattro uomini si caricano sulle spalle il paralitico; non rimangono indifferenti davanti alla sofferenza dell’amico malato; non si mimetizzano in mezzo alla folla con tutti gli altri per ascoltare Gesù. Questi uomini compiono un gesto miracoloso: si mettono insieme e, con una strategia vincente e creativa, trovano il modo non solo di prendersi in carico quest’uomo, ma anche di aiutarlo a incontrare Colui che può cambiare la sua vita. E non potendolo fare attraverso la via più semplice, a causa della folla, hanno il coraggio di arrampicarsi sul tetto e scoperchiarlo. Sono loro che aprono il varco attraverso il quale il paralitico potrà avvicinarsi a Gesù e uscire cambiato da quell’incontro. L’Evangelista nota che Gesù si rivolse a quell’uomo «vedendo la loro fede», cioè la fede di tutto il gruppo: del paralitico e degli amici. In questo senso possiamo dire che la cooperazione è un modo per “scoperchiare il tetto” di un’economia che rischia di produrre beni ma a costo dell’ingiustizia sociale. È sconfiggere l’inerzia dell’indifferenza e dell’individualismo facendo qualcosa di alternativo e non soltanto lamentandosi. Chi fonda una cooperativa crede in un modo diverso di produrre, un modo diverso di lavorare, un modo diverso di stare nella società. Chi fonda una cooperativa ha un po’ della creatività e del coraggio di questi quattro amici del paralitico. Il “miracolo” della cooperazione è una strategia di squadra che apre un varco nel muro della folla indifferente che esclude chi è più debole.
Una società che diventa muro, fatta dalla massa di tanti individui che non pensano e non agiscono come persone, non è in grado di apprezzare il valore fondamentale delle relazioni. Non si può agire veramente come persone quando si è malati di indifferenza ed egoismo. Allora, in realtà, il vero “paralitico” non è quell’uomo che portarono arrampicandosi per metterlo davanti a Gesù; il vero paralitico è la folla, che impedisce di arrivare a una soluzione. Una folla fatta di individui che guardano solo i propri bisogni senza accorgersi degli altri, e così non scoprono mai il gusto pieno della vita. L’individualismo impedisce la piena felicità, perché esclude l’altro dall’orizzonte. Quando rimango cieco davanti alla sofferenza e alla fatica degli altri, in realtà rimango cieco davanti a ciò che potrebbe rendermi felice: non si può essere felici da soli. Gesù nel Vangelo lo dice con una frase lapidaria: «Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma poi perde o rovina se stesso?» (Lc 9,25).
Cari fratelli e sorelle, viviamo in un mondo che è preso dalla frenesia di possedere, e che fa fatica a camminare come comunità. L’egoismo è sempre forte. Il lavoro che portate avanti da cento anni è quello di opporre la relazione all’individualismo, la squadra all’interesse, il benessere di tutti agli interessi di pochi.
Ho già avuto modo di raccontare in altre occasioni ciò che mi rimase impresso quando avevo 18 anni, nel 1954, ascoltando parlare mio padre proprio di questo tema. Fin da allora mi sono convinto che la cooperazione cristiana è la strada giusta. Magari economicamente può sembrare più lenta, ma è la più efficace e sicura, quella che arriva più in avanti.
Per la versione integrale del discorso di Papa Francesco